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I talebani assetati di sangue e ignoranti hanno preso di mira due istituzioni educative negli ultimi giorni: un attacco suicida al Kausar-e-Danish Tuition Center nella zona di Dasht-e-Barchi a Kabul e la brutale uccisione di giovani dell'Università di Kabul. Tuttavia, dare la colpa di questi crimini solo ai talebani o all'ISIS è banalizzare. I Talebani e l'ISIS, come le fazioni jihadiste, sono mercenari e cani incatenati che vengono reclutati dai governi imperialisti e reazionari della regione in collaborazione con il governo fantoccio afghano con lo scopo di condurre le guerre per procura dei loro padroni nel nostro Paese. Gli autori del massacro degli studenti dell'Università di Kabul e di altre atrocità non sono solo i Talebani e l'ISIS, ma anche gli occupanti statunitensi, i governi di Pakistan, Iran e Arabia Saudita e il governo fantoccio Ghani-Abdullah che ha liberato prima Anas Haqqani e poi più di 6.000 combattenti talebani.
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La ricorrenza degli oscuri Giorni di Saur cade in questi giorni, proprio mentre i criminali stanno tentando di incidere un’altra vergogna sul calendario della nostra storia. Gli elementi antipopolari e traditori del nostro Paese stanno provando a perdonare i talebani assetati di sangue. L’assemblea Loya Jirga è una piattaforma che permette ai sanguinosi e ignoranti criminali di ingannare il nostro popolo camuffando le loro reali intenzioni con una farsa di promesse di pace, prosperità e progresso per l’Afghanistan. L’antipopolare Jirga prepara la strada a un ulteriore affossamento di questa terra sfortunata nelle profondità dell’occupazione, del fondamentalismo, dei reazionari, dello spargimento di sangue, dell’insicurezza, della corruzione, dell’ingiustizia e di altre innumerevoli catastrofi. Non ci sono veri rappresentanti del nostro popolo martoriato a queste false Jirga e riunioni, e i criminali dei Giorni di Saur, insieme ai talebani e ai tecnocrati pro-occupazione, sono liberi di stringere ulteriormente i loro malevoli artigli sulla nazione.
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La finta democrazia dell’imperialismo ha ancora una volta mostrato il suo volto sanguinario. I governi occupanti USA e UK, che affermano di portare democrazia in Afghanistan, Iraq, Libia, Siria e recentemente Venezuela, e che si considerano padroni del mondo, hanno collaborato con il governo dell’Ecuador per costringere Julian Assange a uscire dall’ambasciata ecuadoriana a Londra. Di fatto, dietro la maschera della legge e di fronte ai media, hanno sequestrato quest’uomo coscienzioso e vero amico degli oppressi. Mentre veniva portato via nel furgone della polizia, Assange sorrideva senza paura e con grande spirito. Così facendo ha certamente dato prova al mondo di quale duro colpo abbia inflitto all’effigie marcia del disumano sistema imperialista e delle multinazionali, semplicemente rivelandone gli sporchi segreti, dimostrando che nessuna forza è in grado di metterlo in ginocchio. I media mainstream, legati alle multinazionali e ai meccanismi imperialisti, sebbene abbiano trasmesso dal vivo per ore il matrimonio del figlio del principe inglese, hanno coperto quest’incidente come notizia non rilevante, poiché costrette a fingere di essere imparziali e a mantenere la loro maschera di libertà di espressione.
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Nonostante siano ormai passati molti anni da quei giorni bui del 27 aprile 1978 e 28 aprile 1992 (ndt. ingresso dei jihadisti a Kabul, inizio della guerra civile), il popolo afghano sta ancora pagando le conseguenze disastrose di quei due giorni infausti. Quei terribili giorni hanno causato centinaia di migliaia di vittime del nostro paese; milioni di sfollati; la scomparsa di migliaia di esseri umani liberi e consapevoli; lo stupro di bambine di 7 anni e di anziane di 70; la distruzione delle nostre infrastrutture economiche e sociali. Ogni istituzione della nostra nazione è stata saccheggiata e sono state commesse brutalità e depravazioni di ogni genere. Conosciamo i colpevoli: le fazioni Khalqi-Parcham e i leader jihadisti sono le principali cause della distruzione del nostro paese e di quanto succede oggi. E' a causa del loro tradimento che l'Afghanistan è diventato il terreno di scontro tra Pakistan e Iran, e di occupazione permanente per ben quaranta paesi guidati dagli Stati Uniti.
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E’ trascorso un anno esatto dalla brutale uccisione di Farkhunda in pieno centro a Kabul, un fatto che ha provocato rabbia e indignazione non solo tra il popolo afghano ma in tutto il mondo. E mentre gli spietati criminali oggi al governo con la coscienza macchiata di sangue rimangono impassibili, i responsabili del brutale assassinio di Farkhunda ed i loro protettori continuano a farla franca. Vergognose strategie sono state ideate per coprire uno dei crimini più spietati e selvaggi della storia del nostro paese.
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Anche quest’anno in Afghanistan abbiamo celebrato la Giornata Internazionale della Donna. Purtroppo, i casi di femminicidio, stupro, mutilazione e violenza nei confronti delle donne afghane sono in aumento nel nostro paese. I colpevoli del brutale massacro di Farkhunda, di Rukhshana e di tanti altre donne innocenti in Afghanistan continuano a godere dell’impunità e dell’appoggio dei criminali che ad oggi siedono al governo.
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Sono trascorsi ormai quattordici anni di occupazione dell’Afghanistan da parte degli USA e dei suoi alleati. Gli invasori sono arrivati sotto l’ipocrita bandiera della “Guerra al terrore” e hanno trasformato la nostra patria in un cimitero di gente indifesa, uccidendo e depredando, facendo crescere la produzione e il commercio di oppio come mai prima d’ora, portando la guerra, ingrassando criminali e signori della droga. Perseguendo interessi geostrategici ed economici, le potenze d’occupazione hanno allestito basi militari dotate delle più moderne attrezzature, con lo scopo di mantenere il nostro Paese nel rogo della guerra e del terrore.
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Cari compagni di ESP e di SGDF,
la terribile notizia dell’attacco suicida durante il raduno dei giovani della Federazione delle Associazioni Socialiste della Gioventù (SGDF) a Suruç, ha scioccato tutti noi qui in Afghanistan, specialmente nel momento in cui coloro che amano la libertà assieme alle organizzazioni e ai partiti progressisti provenienti da differenti parti del mondo stanno dando una mano per la ricostruzione di Kobane. Gli autori di questo orrendo crimine e i loro mandanti sapevano molto bene che l’allestimento di un parco giochi, di una biblioteca e di una foresta memoriale sarebbero stati più efficaci dei loro campi di addestramento terroristi, ecco perchè hanno tentato di mettere tutto questo a tacere dalle radici.
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L'imposizione da parte degli Stati Uniti di un "Governo Nazionale del Terrore" sta precipitando il paese nella miseria e nella barbarie quotidiana. La povertà, la disoccupazione, la corruzione, le esplosioni e gli attentati suicidi stanno rendendo impossibile la vita del popolo afghano.
Dopo il barbaro linciaggio di Farkhunda, i massacri di civili avvenuti in Badakhshan, Helmand, Balkh, Ghazni, Khost, Nangarhar, Kabul, Farah e ovunque, il nostro paese si è ritrovato soffocato in una cappa mortale. Il rapimento di 31 nostri connazionali, la macabra decapitazione in "stile ISIS" dei soldati dell'Esercito Nazionale Afghano in Badakhshan, l'indifferenza della cricca Abdullah-Ghani & Co. verso tali atrocità, hanno indotto nel nostro popolo soltanto repulsione verso questo governo corrotto.
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Ancora una volta è stata commessa una feroce atrocità contro una donna, a non più di un chilometro di distanza dal palazzo presidenziale, che ha scioccato tutti coloro che hanno una coscienza. A soli 28 anni, Farkhunda è stata picchiata a morte, il suo corpo è stato bruciato, alla pesenza di una polizia inerme, con l'accusa poi rivelatasi infondata di aver bruciato una copia del Corano. Questo atto disumano è stato pubblicamente approvato dal Mullah Niazi, da Simin Ghazal Hasanzada, da Hashmat Stanikzai, da Zalmai Zabuli, da una serie di funzionari del Governo, criminali e ignoranti. La perfidia di questi criminali è nota da decenni alla maggior parte della nostra gente. Per questo la reazione a questo crimine di stampo nazista è stata immediata, costringendo il governo Abdullah-Ghani a vergognarsi per il loro silenzio.
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